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L´Adige, 10.06.2002

Ricostruita dal Parco Paneveggio - Pale S. Martino lungo il Sentiero etnografico del Vanoi

by Giorgia Cardini


Valzanca, la segherìa idraulica torna in funzione dopo 50 anni

Sentiero quasi finito: è costato 2 milioni di euro

Vanoi «24 maggio 2002, ore 14: dopo 50 anni la slega di Valzanca ha tagliato di nuovo...»: una penna biro blu ha scarabocchiato l'avvenimento su un lungo tronco, tranciato a metà e posato all'interno della segheria idraulica di Pian de la Siéga, lungo il Sentiero etnografico del Vanoi.

Là segheria è tornata a funzionare (e sarà inaugurata il 22 giugno alle 11) dopo la ricostruzione realizzata dal Parco Paneveggio - Pale di San Martino su progetto di Willy Schweizer, grazie all'acqua derivata dal torrente Valzanca con un'opera di presa fatta in collaborazione con l'Azienda speciale di sistemazione montana della Provincia. Due anni di lavoro e una spesa di 129.563,81 .euro comprensiva di materiali e manodopera, hanno restituito alla comunità del Vanoi una delle più importanti testimonianze dell'attività su cui la valle vive da sempre, la lavorazione del legname.

Della segheria di Valzanca costruita nel 1872, rifatta nel 1920 e funzionante fino ai primi anni '50, erano rimasti solo alcuni tratti di murature in sassi. Su questi Astata innestata la ricostruzione fedele all'originale nella sagoma e nelle dimensioni, ma in assi di legno con copertura in lamiera zincata: una scelta precisa, per non proporre soluzioni solo apparentemente filologiche, ma in realtà antistoriche. All'interno, da un percorso laterale protetto, i visitatori potranno ammirare la sega in funzione grazie alla forza impressale dai meccanismi sottostanti la costuzione e dipendenti dalla grande ruota esterna, visibili a loro volta mediante aperture in vetro laterali e ricavate nel pavimento. La ricostruzione della segheria di Valzanca rappresenta l'ultima grande opera realizzata dal Parco per il Sentiero etnografico del Vanoi. Quest'anno i lavori saranno completati con la costruzione di una centralina idroelettrica: con una spèsa di 200 mi la euro e una potenza di 19,9 kW, si darà energia a tutte le strutture (casere, fienili, baite) strappate al disfacimento.

Il Sentiero, a cui hanno lavorato squadre di operai e artigiani del Parco e che finora è costato complessivamente circa 2 milioni di euro, in parte finanziati dalla Provincia, in parte dalla Comunità Europea, si snoda dagli 845 metri di quota di Caoria ai 1876 metri di malga Vesnòta de sóra: la possibilità è quella di percorrere a piedi anelli a quote differenti, riscoprendo come si viveva e si vive ora la montagna. La «porta» del Sentiero è un vecchio fienile a Prà de Madègo, da cui il Parco ha saputo ricavare un piccolo ma geniale centro visitatori, e dove già l'anno scorso sono stati registrati 1.100 passaggio tra luglio e agosto.

Un «fienile» solo parzialmente ricostruito e che offre, mediante una parte espositivai permanente congegnata a finestrelle spazio-temporali, la possibilità di dare uno sguardo completo alla montagna sopra Caoria, scoprendo i movimenti dell'uomo e degli animali nel corso delle stagioni e degli anni; movimenti ricostruiti attraverso le testimonianze di quell'incommensurabile tesoro che sono i vecchi della valle.

Patto territoriale, Ecomuseo, Sentiero etnografico: il Vanoi sembra aver imboccato decisamente la strada dell'autosufficienza, anche turistica. Ma è così? Qualche dubbio lo nutre Ettore Sartori, direttore del Parco Paneveggio - Pale di S. Martino. Nel lungo lavoro di realizzazione del Sentiero etnografico, il Parco ha ricostruito con materiali originali o restaurato un gruppo di fienili e casere ai Pradi de Tognola, ora visitabili, mentre al sottostante Prà dei Tassi due baite sono state adibite ad ospitalità: in una, trovano spazio la cucina e la saletta da pranzo; nell'altra, i servizi igienici e dodici letti a castello. Ospitalità rustica, in costruzioni fatte di tronchi, che il Parco vorrebbe dare in gestione a gente del posto, per far ricadere qui là ricchezza prodotta dal Sentiero. Più facile a dirsi che a farsi: l'anno scorso, le baite di Prà dei Tassi furono affidate all'associazione Ecomuseo che le concedeva ai soci richiedenti, per non tenerle chiuse: «Ma l'ideale sarebbe che a gestire la struttura fosse una cooperativa, magari di giovani. Il problema è far capire ai residenti che può essere un affare: il rischio d'impresa c'è, ma è basso, visto che la struttura è inserita in un circuito e che il Parco garantirà un buon giro di gente».

E non è solo di gestione delle strutture destinate ad ospitare turisti, che si discute: ai Pradi de Tognola, ad esempio, dove è stata restaurata una stalla, quest'anno verranno piazzate sagome di animali in legno, ma se ci fosse qualcuno disposto a governare mucche e capre vere... «. Il Comune e l'Ecomuseo - conclude Sartori • devono credere di più in ciò che hanno avviato. Anzi, il Comune dovrebbe inserirsi direttamente nella gestione: ha più contatti in Provincia, può ottenere più del Parco...». Insomma, costruito il Sentiero, bisogna farlo fruttare per non dover sopportare solo costi di manutenzione, ovviamente alti. E un progetto di restauro a Prà dei Paolini, analogo a quello di Prà dei Tassi, per ora è bloccato, in attesa di futuri sviluppi.


Le baite da Prà dei Tassi, dodici posti letto nel Parco


La segheria di Valzanca


 

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