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Eco di Primiero, 01.09.2002

Sarà l´ape la regina della foresta

II Parco di Paneveggìo Pale di San Martino darà il suo nome anche al miele grazie ai nuovi allevamenti di api regine che ospiterà nei tenitori meno frequentati dai turisti. In attesa del familiare ronzio, all'ape ha dedicato una mostra. Ma sono stati annunciati anche corsi per apicoltori e l'apertura del vecchio apiario e dello studiolo ove operò Don Fuganti "il prete delle api" .

La mostra

Da luglio a settembre gli spazi espositivi di Villa Welsperg in Val Canali hanno ospitato l'esposizione temporanea "Apicoltura: cultura della montagna". La mostra ha ripercorso alcune tappe salienti dell'evoluzione dell'apicoltura di montagna non solo con l'esposizione di vecchi attrezzi, arnie e bugni, ma anche attraverso i disegni di Roswitha Asche che per anni ha girato le valli dolomitiche alla ricerca di indizi su diversi aspetti etnografici dell'ambiente di montagna.

L'apicoltura ha da sempre avuto una notevole importanza nell'economia di sussistenza di montagna dove lo zucchero, che ha fatto comparsa in Europa in un periodo molto recente (XVI sec. lo zucchero di canna e XVIII sec. quello dì barbabietola), doveva essere importato da lontano ed era spesso un bene di lusso difficilmente reperibile. Fino ad una cinquanta anni fa la pratica dell'apicoltura in montagna era sicuramente molto più diffusa di oggi. Negli ultimi decenni l'arrivo di un parassita molto pericoloso come la Varroa, abbinato alla commercializzazione di mieli a basso prezzo provenienti da mercati esteri, hanno scoraggiato gli apicoltori di montagna che devono fare i conti con un clima spesso poco favorevole. La valle di Primiero nel suo piccolo ha dato un certo contributo all'apicoltura con alcuni illustri personaggi come Don Fuganti, parroco di Tonadico dal 1824 al 1854. che viene ricordato per l'impegno nell'allevamento delle api e nella ricerca di metodi adatti al clima e all'ambiente montano. Egli sì distinse inoltre per l'avversione alla pratica dell'apicidio, una consuetudine molto in voga allora, e per i suoi tentativi di superarla. Il suo impegno fu premiato nel 1843 con una medaglia d'argento della Società agraria tirolese.

Il nuovo aviario e i corsi per apicoltori

II Parco di Paneveggio Pale di San Martino è impegnato nel recupero e la conoscenza di questo aspetto importante della cultura montanara non solo con la realizzazione di questa mostra, ma anche con la prossima apertura del vecchio apiario ristrutturato e dello studiolo di don Fuganti in località Pian della Lotta a Tonadico (che si affianca al nuovo apiario realizzato la scorsa primavera e già in grado di produrre miele di ottima qualità) e con 'organizzazione del corso per apicoltori tenutosi nei mesi di maggio e giugno scorsi.

Il miele di alta qualità

In alcune zone particolarmente pregiate del Parco verranno anche creati degli allevamenti di api regine e collocate varie arnie in modo da poter produrre, a breve, un miele di grande qualità "targato" Parco Naturale Paneveggio Pale di Sari Martino,

Le capacità di deporre uova di una regina (si pensi che una buona regina può arrivare a deporne in un giorno fino a 2000), la mansuetudine delle famiglie d'api che consente agli apicoltori visite agli alveari decisamente più accurate e piacevoli, la scarsa tendenza alla sciamatura, la resistenza alle malattie, la capacità di adattamento al clima che è così determinante specialmente in ambienti difficili come il nostro e la capacità dì produrre miele sono tutti caratteri collegati al patrimonio genetico delle api. Con la volontà di migliorare il patrimonio apistico del luogo, il; Parco favorirà all'interno dei proprio territorio la creazione di centri di fecondazione di api regine selezionate che potranno essere messe a disposizione degli apicoltori.

Non va infine dimenticato che le api sono un importante indicatore ambientale. Ci danno informazioni sulla salute di un territorio, ci dicono, con la loro presenza, che la natura sta bene, ci avvertono se qualcosa sta incrinandosi negli equilibri ambientali di un territorio. Dove ci sono api, c'è vita. Lo sosteneva anche Albert Einstein: "Se le api sparissero dalla faccia della terra, l'uomo non avrebbe più di quattro anni di vita".

 


 

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