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L´Alpe, 01.01.2001

Undici anni di vita

Istituito come Ente nel 1988, il Parco di Paneveggio - Pale di San Martino è sorto attorno ai due poli ambientali citati nella sua denominazione: una delle più pregiate foreste di conifere del Trentino e uno dei gruppi montuosi più conosciuti delle Alpi, Collocato a ridosso del confine orientale tridentino, il Parco interessa, con i suoi quasi 20.000 ettari, tre differenti bacini idrografici: deirAvisio, del Cismon e del Vanoi. Un carattere evidente di questo territorio, che abbraccia la stazione turistica di San Martino di Castrozza, è la compresenza di un notevole valore ambientale e paesaggistico e di una antropizzazione altrettanto diffusa. Se la rinomata industria turistica delle Valli di Fiemme e Passa (innervate dalI'Avisio e che gravitano su Trento) si apre anche al mercato tedesco, quella di Primiero (sull'asta del Cismon) si rivolge soprattutto al Veneto e alla Pianura Padana. Del tutto differente la vicenda della Valle del Vanoi, collaterale del Cismon, quasi chiusa all'esterno. Qui le strutture economiche sono soprattutto quelle ereditate da una storia fatta di sfruttamento di alpeggi e foreste e qui anche la presenza umana - puf onnipresente e continuativa - assume i toni più sfumati che furono dell'economia di sussistenza. Qui il turismo non ha conosciuto né l'opulenza mitteleuropea della fase pionieristica, né la massificazione degli ultimi decenni, Per questo, nel Vanoi, il Parco sta avanzando una proposta di sviluppo alternativa a quei modelli. Un progetto che contempera necessità di salvaguardia ambientale e aspettative di conoscenza, sviluppo economico e continuità col passato delle genti che qui abitarono e abitano. Il Senti&o etnografico del Vanoi - cofinanziato dall'Unione europea e dalla Provincia Autonoma di Trento - è un tentativo del Parco di darsi strumenti attuativi innovativi e, al tempo stesso, a misura delle realtà locali direttamente interessate. Un progetto che investe anche sul patrimonio di storia che ogni comunità di montagna porta con sé e, sempre più di frequente, vede minacciato.

Chi si ferma è perduto... Sul cammino di una comunità alpina

II Sentiero Etnografico del Vanoi, un insieme di percorsi che si snoda tra l'abitato di Caoria a 845 metri di quota e malga Vesnòta de som a 1876 metri, attraversando i luoghi che gli abitanti hanno animato, costruito è trasformato nei secoli con la loro attività, nasce da un'idea lanciata nel 1992 dal Parco con lo scopo di salvare e far conoscere il patrimonio storico-culturale della Valle del Vanoi. «Questa valle è circondata a mattina colle terre di Primiero, a mezzodì con quelle del Regno Veneto, a sera colla Valle di Tesino, a Settentrione con quella di Fiemme. Dai suddetti luoghi è separata da montagne molto elevate a rapide assai per la salita». (Don Pietro Vesco, parroco a Canale nel 1850).

La storia del Vanoi è quella di una valle alpina che, pur essendo chiusa, ha da sempre attratto l'interesse di poteri politici ed economici esterni, sia della Repubblica di Venezia che dell'Impero Austro Ungarico. Le risorse naturali della zona -boschi, miniere e alpeggi - hanno determinato un secolare muoverai di uomini, merci e culture ben raffigurato dal torrente Vanoi, principale via di trasporto dei legnami fino al secolo scorso. Ma essendo buona parte delle risorse appannaggio di signorie esterne, la vita della comunità locale si è svolta essenzialmente -al margine e negli interstizi di quelle attività - fondandosi sull'economia agropastorale. Il paese di Caoria, il punto di partenza del Sentiero Etnografico nell'alta valle del Vanoi, ben rappresenta - nella forma e nell'organizzazione del territorio -una sintesi delle strategie di sopravvivenza messe in atto nel tempo dalla popolazione. La ristrettezza e povertà del terreno coltivabile, la presenza incombente delle acque e le loro frequenti esondazioni che sottraevano e sconvolgevano campi e prati, ridisegnando ogni volta parti dell'insediamento e delle particene agricole, hanno segnato indelebilmente le scelte economiche e antropiche della comunità, sollecitando un'attitudine, consolidatasi infine per necessità, a muoversi ritmicamente e incessantemente in verticale sul territorio nel corso di tutto l'anno. La sopravvivenza materiale della popolazione si è quindi basata per secoli su una colonizzazione verticale dei versanti, resi ampiamente praticabili da una miriade di percorsi, sentieri e strade. Tale complesso e delicato modello di sopravvivenza della comunità alpina di Caoria, si è definitivamente incrinato, dopo il trauma della Grande Guerra, con l'inarrestabile processo di trasformazione avviato negli anni'60, che ha determinato una crisi, un abbandono delle attività tradizionali e un'incessante emigrazione, portando Caoria dal migliaio di abitanti del 1951 ai circa 400 attuali e rendendo la zona molto simile a quelle più marginali del versante meridionale delle Alpi. Le ricerche e le analisi condotte a partire dal 1995 in campo paesaggistico, etnografico e storico hanno costituito l'indispensabile supporto alla ideazione globale ed alla progettazione attuativa del Sentiero, confermando che non avrebbe potuto essere! forma più adeguata di un sentiero etnografico, a rappresentare e permettere di conoscere camminando un territorio «in movimento» come quello che per secoli era stato Caoria. Un sentiero che permetta a ognuno -se lo desidera -'di prendere contatto diretto, non mediato, con la storia reale di questa comunità, del suo lavoro, delle sue vicende, del suo movimento interno ed esterno, della trasformazione, perdita e distruzione di parte dei suoi modelli, esperienze e saperi. 1 lavori di realizzazione del Sentiero, iniziati nel 1996, consentono fin d'ora la vìsita di edifici e allestimenti etnografici e l'esperienza di percorrere a piedi gran parte dei sentieri recuperati. Completati i lavori, sarà possibile visitare questi luoghi seguendo diversi anelli di percorrenza, organizzati secondo lunghezze, difficoltà, tempi, ambienti e temi differenti:

- anello de la vai (di 3.3 km)

-5 anelli de prodi e del bosch (da 1.8 a 15.5 km)

- anello dai prodi alla montagna (12.8 km)

- anello totale (25.5 km).

I percorsi sono intervallati da tre punti di sosta dove sarà possibile pernottare, in modo da prolungare la permanenza sul Sentiero per più di una giornata. Si incontreranno inoltre sui cammino tre punti di informazione, quattro nuclei con i loro edifici sui prodi, tre siti con manufatti etnografici legati al bosco e due malghe in alta montagna.

II progetto si è andato via via strutturando sempre più come un progetto museografico complesso e innovativo nel panorama italiano, fondato suirinterdisciplinarietà scientifica, sulla partecipazione della popolazione interessata, sul coinvolgimento dei poteri e dei saperi locali, sulla capacità di crescere e perfezionarsi.


 
design: Kai M. Wurm
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